Nel ‘700 il passito rosso di Scanzo diventa celebre all’estero grazie ad un “ambasciatore” d’eccezione: l’architetto bergamasco Giacomo Quarenghi.
L’illuminismo influenza il modo di concepire il cibo e di stare a tavola delle classi agiate e si assiste ad un’inversione di tendenza: basta pranzi luculliani dalle portate immense, il nuovo motto è “poca vivanda ma in molte portate”, le parole d’ordine diventano varietà, colore e leggerezza. In questo panorama, dove l’asse culturale si sposta dal Mediterraneo al Mare del Nord, i Francesi influenzano le tendenze nel mondo del vino, mentre i prodotti enologici italiani non riscuotono più il consueto successo. Alcuni italiani tuttavia cercano di riscattarsi sul mercato internazionale e in alcuni casi ottengono risultati, per esempio il Granducato di Toscana riesce a posizionare il Chianti nel mercato inglese e alla corte di Carlo II D’Inghilterra. È questo il contesto in cui si collocano le vicende che hanno reso noto il Moscato di Scanzo presso le corti europee.
La notorietà locale del “Moscato Nero”.
Il passito rosso di Scanzo è già apprezzato in bergamasca a partire dall’inizio del diciottesimo secolo. Il Conte Marco Tomini Foresti – nato nel 1713 e discendente di una famiglia rurale di Treviolo – in un suo libro identifica il Moscato di Scanzo in questo modo: « […] La Moscatella tanto di pigne serrate come di pigne rare forma il vino, che chiamarsi Moscato Nero, dolce, delicato e prezioso: essa è usata in Val Calepio nella terra di Scanzo […] ».
Le corti d’Europa apprezzano il passito rosso bergamasco.
Giacomo Quarenghi – architetto bergamasco nato nel 1744 in Valle Imagna, famoso per aver progettato alcune fra le più grandiose opere in stile neoclassico di San Pietroburgo – è il principale artefice della notorietà del Moscatello di Scanzo. L’architetto, sposato con una certa Maria Fortunata Mazzoleni, proprietaria di alcune case tra cui una a Scanzorosciate con annesso un rustico, nel 1780, durante il suo periodo di lavoro presso la corte imperiale, omaggia con delle bottiglie di Moscato prodotte nella sua tenuta niente di meno che la zarina Caterina II di Russia.
Questo fatto contribuisce a pubblicizzare il nostro passito rosso presso la nobiltà russa, e da qui al resto dell’Europa il passo è breve: il passaparola sul suo pregio è tale che nel 1850 il Moscato di Scanzo diventa l’unico vino italiano quotato alla Borsa di Londra per cinquanta ghinee alla botticella.
Napoleone Bonaparte in persona, appassionato di vini, ha modo di degustarlo e nominarlo amabilmente moscatello.
Ancora oggi il Moscato di Scanzo vanta un cliente d’eccezione: è la regina d’Inghilterra, che a quanto pare non rinuncia alla tradizione consolidata di Buckingham Palace di assicurarsi le scorte di passito rosso.
Villa Quarenghi
Ricordiamo a Scanzorosciate la villa che la famiglia Quarenghi utilizzò per alcuni anni come casa di campagna, e che tra il XV e il XVI secolo fu sede del comando di zona della Serenissima di Venezia, come testimonia il leone di San Marco che domina sulla facciata principale.
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