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IL MOSCATO DI SCANZO NEL XIV SECOLO

Notizie ed eventi. Territorio, cultura e tradizioni del mondo vitivinicolo di Scanzorosciate.
IL CIPRESSO MAGAZINE

Autore

Michelle Benigni (Redazione di Mete di Arioli)

Data

26 Agosto 2020

Categoria

Vini e Territori,
Copyright
Mete di Arioli SRL

IL MOSCATO DI SCANZO NEL XIV SECOLO

Breve itinerario tra storia e letteratura, le prime testimonianze scritte sul «moscadello vermiglio» moderatamente dolce delle colline di Scanzorosciate.

1290 – Nasce Alberico da Rosciate.

Alberico da Rosciate, noto anche come Alberico da Rosate o Alberico Rosciati è un personaggio di rilievo nella storia del Moscato di Scanzo. Nato da una nobile famiglia originaria del borgo di Rosciate nel 1290, è stato un noto giurista, letterato e ambasciatore italiano, tanto che Scanzorosciate gli ha dedicato la piazza principale del comune, ovvero Piazza Alberico da Rosciate.

1347 – Jonolo da Priatini riceve in dono il Moscato di Scanzo.

Grazie ad Alberico da Rosciate possediamo la prima testimonianza scritta sul Moscato di Scanzo: in un suo carteggio risalente all’ 8 giugno 1347 Alberico fa dono ad un certo Jonolo da Priatini di una quantità di moscadello prodotto in terra bergamasca.

1350 – Una vigna di Moscato rosso in eredità.

Una seconda testimonianza decisiva la troviamo nel testamento personale di Alberico da Rosciate – del 26 marzo 1350 – nel quale in merito ad una sua proprietà si esprime deliberando quanto segue: « […] Lascio al figlio Tacino la Bersalenda, ove si coltiva il moscato rosso […] »

La centralità di Alberico da Rosciate nelle testimonianze inerenti la storia antica del Moscato è sancita dalla decisione del Consorzio di tutela di fregiarsi della sua immagine nel proprio stemma, che lo raffigura accanto ad un altro personaggio, Simone da Scanzo (noto per aver combattuto per la Repubblica di Venezia).

1372 – Il vescovo della Tribulina vuole essere pagato con il moscadello.

La Tribulina è una delle frazioni del comune di Scanzorosciate. Da questa ci giunge una testimonianza presente nel Censualis della Mensa Vescovile datata nel 1372: si tratta di un contratto di affitto a mezzadria relativo a una vigna sita in un’altra frazione del comune, Gavarno, in cui il vescovo feudatario della Tribulina fa riferimento alla quantità di moscadello che due mezzadri devono fornirgli come compenso per lo sfruttamento della sua terra.

1378 – Il moscadello vermiglio compare nelle cronache di guelfi e ghibellini.

Un certo Castello Castelli, autore di una Cronaca delle cose occorse in Bergamo negli anni 1378-1407 racconta degli accadimenti tra guelfi e ghibellini, fatti ai quali lui stesso avrebbe partecipato dalla parte dei ghibellini, riferendosi più volte al moscadello vermiglio di Scanzo.

1398 – I guelfi saccheggiano il moscadello dei ghibellini.

Successivamente torniamo a sentir parlare delle due fazioni da Donato Calvi, celebre letterato seicentesco originario di Piazza Brembana, il quale, nella sua Effemeride sacra profana di quanto di memorabile sia successo in Bergamo cita uno scontro armato del 1398 tra i guelfi di Scanzo e i ghibellini di Rosciate, scontro originato non tanto da ragioni politiche quanto piuttosto dalla volontà di impossessarsi di un carico di Moscato: « […] Duecento guelfi della città e dei borghi si portarono a Scanzo, diedero sacco a tutte le case dei ghibellini depredando sessanta casse di vino parte moscatello, parte vermiglio […] ».

Tali evidenti riferimenti dimostrano chiaramente l’esistenza di un vino che all’epoca è già noto con il nome di Moscatello. Un vino sicuramente pregiato, tanto da essere motivo di saccheggio.

© Mete di Arioli SRL

BergamoMoscato di ScanzoScanzorosciateTribulina

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